INCOSTITUZIONALE IL BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE AUTOMATICA SULLE PENSIONI

Il «diritto» prevale sulla «ragion di Stato»

 

La Corte costituzionale con la sentenza 70/2015 riconosce per gli anni 2012-2013 la rivalutazione dell'assegno anche a chi percepisce una pensione superiore a tre volte il minimo Inps. Cancellata la norma del Governo Monti. Lo Stato dovrà sborsare 4,8 mld. (di cui un 35%  ritorneranno all'erario sotto forma di tassazione). Se la Patria è in pericolo devono concorrere tutti i cittadini (attivi e pensionati).

 

Per la Consulta “risultano intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita e l’adeguatezza. Quest’ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, secondo comma, Cost.. La norma censurata è, pertanto, costituzionalmente illegittima nei termini esposti”.

 

La sentenza è una risposta a chi predica l'odio contro i cittadini che hanno lavorato per 35-40 anni versando contributi d'oro.

 

a cura di Marco Perelli Ercolini

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