PENSIONI E PEREQUAZIONE AUTOMATICA
a cura di Marco Perelli Ercolini
Contributi per la pensione versati tutta la vita contributiva a valore corrente, ma la pensione, retribuzione differita nel post lavorativo, mantiene nel tempo il suo originario potere di acquisto?
Purtroppo NO. La pensione è un debito di valuta, ma non di valore.
La perequazione automatica dovrebbe essere il meccanismo per proteggere il potere d’acquisto del trattamento pensionistico e assicurare ai pensionati un tenore di vita adeguato e costante nel tempo, ma è sufficiente a colmare l'inflazione?
Il reddito della pensione è stabilito in base a una precisa formula di calcolo. Ma come garantire ai percettori di rendita importi adeguati alle eventuali variazioni di inflazione e costo della vita?
Per proteggere il potere d’acquisto del trattamento pensionistico e assicurare ai pensionati un tenore di vita adeguato e costante nel tempo, è stato introdotto il meccanismo della cosiddetta “perequazione automatica”, aumento periodico collegato all’inflazione con riferimento a parametri periodicamente individuati dall’Istat.
Il meccanismo però non è tale da effettivamente mantenere il reale valore monetario nel tempo. Inoltre negli ultimi anni una serie di provvedimenti hanno cancellato o rivisto gli adeguamenti…in 15 anni le pensioni medio-alte e alte hanno lasciato nelle casse previdenziali cospicui importi pari alla tredicesima ….
Il taglio della perequazione non è un mancato importo nell’anno di riferimento, bensì un danno permanente che si trascina negli anni e anche sulla reversibilità.
I pensionati dunque oltre a pagare regolarmente le tasse (versano allo Stato annualmente oltre il 30% del gettito Irpef), si trovano una ulteriore gabella, una addizionale….l’addizionale del pensionato!
Quest’anno la mano è stata pesante e gabellerà per 3 anni.
Per il triennio 2019-2021, la Legge di Bilancio prevede dunque una revisione del meccanismo così strutturata:
- 100% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 3 volte il trattamento minimo Inps (*);
- 97% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 3 e 4 volte il minimo;
- 77% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo;
- 52% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 5 e 6 volte il minimo;
- 47% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 6 e 8 volte il minimo;
- 45% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 8 e 9 volte il minimo;
- 40% dell’inflazione per le pensioni di importo oltre 9 volte il minimo.
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*Per il 2019, la misura del trattamento minimo è pari a 513,01 euro mensili; per il 2018 era pari a 507,41 euro.
Attenzione! Come già accaduto in passato, per il triennio 2019-2021 la rivalutazione sarà applicata sull'importo complessivo della pensione e non sui diversi scaglioni.
pubblicato il 18/06/2019